06 Ago Perché l’approccio Creativo Esperienziale può fare la differenza nel Coaching
Per creatività si intende la capacità di espandere il proprio spazio del possibile immaginando e generando nuove prospettive, idee, soluzioni, modalità di approccio o di espressione, rispetto a una sfida che si sta affrontando.
Per quanto a volte possiamo cadere nel pregiudizio che questa sia un’esclusiva di alcuni “talenti” o specifiche professioni, in realtà, come diceva Ken Robinson, “la natura umana è – nella sua essenza – creativa”.
La creatività così intesa, però, da sola non basta per abilitare un cambiamento generativo, ha bisogno di essere coniugata alla capacità di sperimentare, di fare esperienze che intenzionalmente mettano alla prova del contesto le possibilità che l’immaginazione ha aperto.
Come ci ricorda David Kolb: affrontare una sfida complessa in modo sistemico richiede un approccio esperienziale di “sperimentazione attiva”.
Nel coaching questo spazio si costituisce grazie alla relazione di fiducia tra coach e cliente che è a tutti gli effetti uno spazio creativo – anzi, co-creativo – nel quale affrontare i propri desideri e i propri blocchi, esplorare le proprie risorse e qualità inespresse, allo scopo di abilitare intenzionalmente il proprio potenziale di sviluppo.
Frank J. Barret – autore di Disordine Armonico. Leadership e Jazz – ci ricorda i 6 ingredienti chiave per poter abilitare spazi di sperimentazione attiva e sviluppo (co-) creativo del potenziale, che potremmo applicare anche al coaching:
- DISIMPARARE: sfidare le proprie abitudini, routine, convinzioni e quindi “disimparare” per poter vedere e sperimentare con occhi nuovi, lasciando emergere nuove possibilità
- MINIMA STRUTTURA, MASSIMA AUTONOMIA: adottare il minimo livello di struttura (“di cosa ho realmente bisogno”) per passare ad un piano d’azione che permetta al cliente di abilitare e sostenere la propria autonomia. Perché, come ricorda il neuroscienziato Beau Lotto, “il cervello non fa grandi salti, ma solo piccoli passi”
- ERRORI? QUALI ERRORI?: lasciar andare il giudizio e il perfezionismo, sperimentare per riflettere
imparare dagli errori, usandoli come fonte di conoscenza, consapevolezza e sviluppo ulteriore. - SPAZIO SICURO: fare in modo che il cliente riesca, non solo all’interno della relazione di coaching ma anche al di fuori, in autonomia, ad abilitare per sé un contesto di sicurezza psicologica che serva a sostenere innovazione, creatività e sperimentazione continua.
- STILE DI LEADERSHIP: la leadership può essere intesa – nel modo più comune – in senso interpersonale (come capacità di influenzare, formalmente o informalmente, il contesto in cui siamo) ma anche intrapersonale (anche detta self-leadership, ovvero la capacità di avere
consapevolezza delle proprie qualità, di identificare i propri obiettivi e di sapersi muovere intenzionalmente verso la realizzazione di questi). - ABBRACCIARE L’INCERTEZZA: aprire nuovi spazi di possibilità e favorire creatività e co-creazione significa aprire territori inesplorati. Ill nostro cervello reagisce spesso con ansia o altre emozioni spiacevoli e con meccanismi di difesa quando si trova di fronte all’incertezza. Nel coaching invece – come processo creativo di sperimentazione attiva – il nostro obiettivo non è solo quello di stare nell’incertezza ma di viverne appieno tutte le potenzialità, con curiosità, meraviglia, gioco, senso di scoperta e di avventura.
Nella pratica, un approccio creativo-esperienziale al coaching, permette proprio di creare – anzi, co-creare – tutto ciò con il cliente.
Questo approccio si basa sull’idea che il nostro potenziale di sviluppo è davvero massimizzato quando siamo attivamente e integralmente coinvolti nel processo, utilizzando sia l’immaginazione che l’azione pratica, bypassando la parte verbale quando necessario.
In questo senso si aprono spazi di possibilità, grazie all’utilizzo di modalità alternative, come il gioco serio, il disegno spontaneo, la scrittura creativa, tecniche di visualizzazione e ogni altra forma di espressione creativa che permetta di adattare completamente il proprio stile di coaching a quello del cliente, in funzione dei suoi obiettivi.
Perché, dunque, l’approccio creativo-esperienziale può fare la differenza nel coaching?
- Perché il #coaching è, per definizione, un processo creativo, nutrito dall’ascolto, dalla fiducia, dalla presenza e dalla relazione empatica con il cliente.
- Perché essere coach significa essere agenti di meraviglia in uno spazio di incertezza, accompagnando l’emergere di significati nuovi attraverso un continuo flusso co-creativo.
- Perché lo spazio che si apre tra coach e cliente è un vuoto fertile, che permette di esplorare, sperimentare, mettere alla prova e portare alla luce il potenziale evolutivo ancora inespresso.
- Perché il potenziale si sviluppa attraverso un processo di espressione creativa di sé, di consapevolezza delle proprie dinamiche interiori e di scoperta e attivazione di risorse evolutive ancora inesplorate.
- Perché l’approccio creativo-esperienziale permette di dare spazio a strumenti e modalità che vanno oltre il piano verbale e cognitivo, facendo leva sul potere della metafora, delle immagini, del gioco, del corpo e del movimento.
A cura di:
Emanuele Ciccarelli