02 Feb L’importanza di un check-up emotivo prima della sessione
Sto per incontrare Marco, il mio cliente.
Da oltre un anno le sessioni vengono svolte solo online a causa di questa pandemia inaspettata. Questa modalità mi piace, funziona bene, sia io che il cliente possiamo connetterci risparmiando molto tempo. Nessuno spostamento, nessun viaggio, nessun costo aggiuntivo. Resta intatto il piacere dello scambio, dell’incontro e del confronto nelle nostre sessioni di coaching.
Per il coach ICF è semplice creare un rapporto di alleanza col proprio cliente, anche se c’è un monitor di mezzo. Attraverso l’empatia, l’apertura e l’accoglienza si genera una vera intesa potenziante.
Ecco mancano pochi minuti, sono già online, tra poco il “Dlin Dlin” sullo schermo mi avviserà che il mio cliente è arrivato. Dunque cosa fare nel frattempo? Come prepararmi al meglio a questo incontro?
Ho avuto una giornata pesante, i bambini sono malati e gli incastri da fare tra casa e lavoro sono sempre moltissimi. Ma so che questo non posso farlo percepire, non sarebbe corretto. E non voglio. Marco merita la mia piena attenzione e presenza. Tutto ciò che va oltre la sessione e i suoi obiettivi deve restare fuori dalla porta, o dallo schermo in questo caso 🙂
Dunque respiro, trovo la calma e la centratura. È una abilità che si allena e col tempo bastano pochi minuti per riuscirci. È fondamentale che io riesca ad arrivare in sessione “svuotata”, voglio liberare spazio per il mio cliente, voglio essere libera da ogni distrazione o condizionamento. Al tempo stesso è importante che io arrivi “piena”: di energia, di positività, di entusiasmo.
Ci sono diverse tecniche che come coach posso utilizzare per prepararmi al meglio alle sessioni… chissà cosa fanno i miei colleghi: meditazione, training autogeno, lettura, preghiera?
Ok ho fatto la mia scelta, ci sono. Sono concentrata e presente.
Ma un attimo, ho prestato attenzione anche all’ambiente? Cosa vedrà e sentirà il cliente una volta connesso? E allora spengo il cellulare, chiudo la porta del mio studio, avviso le persone intorno che non posso essere disturbata.
Libero la scrivania, preparo il mio blocco per gli appunti e le mie penne preferite.
Acqua, caramelle? Che altro può servirmi per condurre la sessione al meglio?
Osservo i dettagli attorno a me, ascolto i rumori.
Respiro e sorrido, faccio il lavoro più bello del mondo.
Durante il master per diventare coach mi hanno insegnato che ogni sessione è una danza maieutica, un passo a due col mio cliente, ed è sempre così che immagino il nostro incontro.
“Dlin Dlin”: utente in attesa, accettare? Marco è arrivato.
“Ciao Marco, Buongiorno! Mi vedi? Mi senti?”
“Sì perfettamente, ti trovo bene!”
“Ottimo” sorrido 🙂
Che la danza abbia inizio!
A cura di:
Francesca Di Falco