28 Ott Coaching: di cosa si tratta e come riconoscere un coach professionista
Nel corso degli ultimi anni, ti sarà sicuramente capitato di sentir parlare di coaching, nelle accezioni più ampie del termine. Se, nel mondo sportivo, anche in Italia parliamo da anni di coach per designare un allenatore, nel resto delle aree d’impiego, questo concetto si sta diffondendo in modo veloce e, molto spesso, anche generico.
Potremmo dire che essere “coach” è diventata una moda, e che molti sedicenti tali sfruttano non meglio specificate competenze approfittando dei bisogni delle persone, senza permettere loro di ottenere i risultati sperati.
Chi è il coach professionista?
Un coach professionista è un consulente che “allena”, appunto, i propri clienti. Ma mentre un coach sportivo allena i muscoli in funzione di un obiettivo legato alla vittoria di una gara piuttosto che alla tonificazione muscolare dopo un trauma o, ancora, per un dimagrimento, il coach professionista allena i comportamenti. Il coaching è un approccio alle cose e alle situazioni fatto di principi di base, strumenti e tecniche tesi a gestire ogni situazione con la massima efficacia e a definire con chiarezza obiettivi e percorsi per realizzarli.
Il processo, nel caso del coaching, è legato a ottenere una presa di consapevolezza del proprio obiettivo personale o professionale, di capire quali comportamenti sono disfunzionali o funzionali ad ottenerlo, a fare un piano di azione per muoversi verso l’obiettivo e a iniziare a far accadere le cose.
L’International Coaching Federation (ICF) definisce il coaching una modalità per “collaborare con i clienti in un processo creativo che attiva la riflessione, ispirandoli a massimizzare il loro potenziale personale e professionale”.
Il coaching è una vera e propria metodologia e le sue aree di intervento sono molteplici. Per citarne alcune possiamo parlare di: life coaching, quando è rivolto all’individuo e alla sua sfera personale; professional coaching, quando ha a che vedere con la sfera lavorativa; executive coaching, nel caso sia rivolto ad amministratori delegati o alle loro prime linee; team coaching, se è rivolto alla nascita e/o allo sviluppo di un team…
Il termine, tuttavia, viene abusato e usato molto spesso impropriamente per designare persone che non hanno effettuato un iter formativo adeguato, o in possesso di appropriati standard di processo e di etica.
Ad esempio, i percorsi di studio accreditati da enti come l’International Coaching Federation (ICF), garantiscono al cliente finale di avere di fronte a sé personale adeguatamente formato, che aderisce ad un codice di condotta etica che contempla ampie situazioni e casistiche per consentire al coach di adottare comportamenti che preservino le scelte e la libertà di azione e pensiero del cliente.
Il valore delle credenziali
Il Global Consumer Awareness Study 2017 ha dimostrato come l’83% dei clienti preferisce lavorare con coach con credenziali sicure e riconosciute.
ICF ha un sistema rodato e in continuo sviluppo per riconoscere a livello internazionale la professione secondo elevati standard etici e di competenze, distinguendo in maniera importante tra le professioni di aiuto. Richiede ai suoi associati di mettersi al servizio senza giudizio e allenare la presenza nella relazione con il cliente – il partner sullo stesso piano – per accompagnarlo, tra l’altro, a esprimersi e diventare agente del proprio cambiamento.
Questi sono solo alcuni richiami alle competenze chiave che un coach ICF allena continuamente e mette a servizio della propria professione. Questa è una delle associazioni internazionali, è la più numerosa in termini
Quali consigli dare a chi si affaccia alla professione di coach?
Prima di tutto, scegliere per la propria formazione un ente riconosciuto a livello internazionale, accreditato e con una storia solida alle spalle.
55.000 coach in tutto il mondo hanno scelto ICF, per rafforzare appunto la propria credibilità e aumentare la fiducia dei propri clienti.
Le credenziali garantiscono di aver a che fare con una persona di elevate competenze professionali, che rispetta un codice etico rigoroso, istruita ed esperta nell’affiancare e motivare i propri clienti verso il risultato desiderato. Un coach con credenziali trasmette sicurezza e infonde la fiducia necessaria per intraprendere con profitto un cammino di sviluppo personale e professionale.
È indubbio che la fiducia sia il primo, imprescindibile, legame da creare tra coach e cliente. E se la fiducia si costruisce sicuramente con la relazione, è altrettanto vero che un buon punto di partenza sta nell’avere la garanzia su competenze, preparazione, integrità morale.
Solo alcuni degli aspetti fondamentali che ICF promuove e garantisce per i coach in possesso di credenziali sono:
- Rispettare la riservatezza, ovvero la protezione di qualsiasi informazione ottenuta durante l’incarico di coaching a meno che non venga dato il consenso al rilascio;
- Chiarire ai propri clienti cosa offre un coach ICF, facendo luce sulle differenze con il counseling, il mentoring, la psicoterapia. Qualora il cliente avesse bisogno di qualcosa di diverso dal coaching annullare l’incarico per preservare il patto di fiducia e supporto;
- Stabilire confini chiari, appropriati e culturalmente sensibili, nel regolare le interazioni – fisiche o di altro tipo – escludendo ogni forma di coinvolgimento con i clienti diverso dalla relazione di coaching per mantenere una relazione libera da pregiudizi ed aperta. Qualora non fosse possibile, prendere le misure adeguate a risolvere il problema o annullare l’incarico.
Quando ci si affida a un coach, dialogando sugli aspetti anche intimi delle situazioni che viviamo, dei ragionamenti che facciamo, degli obiettivi che ci proponiamo, dobbiamo essere certi di avere davanti un professionista. Altrimenti c’è la possibilità che il percorso di coaching sia privo di valore e il forte rischio che non conduca alla destinazione desiderata.
A cura di:
Francesca Voltarel