31 Ott Gestire la comunicazione: filtri e trappole (presenza, competenza)
La comunicazione è lo strumento principale che l’essere umano ha per entrare in contatto e relazione con i propri simili. E’ uno strumento potente che comprende la capacità di mettere in comune con l’altro qualcosa: un’idea, un sentimento, un pensiero.
ll processo comunicativo è assai complesso e affinchè si realizzi una comunicazione veramente efficace, è necessario andare oltre quelle che sono le teorie e tecniche di base.
In particolare all’interno della relazione di coaching, il coach deve saper gestire al meglio la comunicazione, per riuscire a mantenere l’ambiente “safe” e il clima di profonda alleanza che caratterizzano la relazione di coaching.
ll coach mentre comunica con il proprio coachee al tempo stesso crea una relazione potenziante. Dunque è da questo che bisogna partire. Da una relazione sana, positiva e autentica. Empatia, rispetto, apertura e accoglienza sono le doti che un bravo coach deve possedere e trasmettere in sessione.
Il secondo assioma di Watzlawick afferma che in ogni processo comunicativo si distinguono due livelli: il contenuto e la relazione. Il secondo classifica il primo. Cosa significa?
Significa che se comunichi con una persona e la relazione che hai creato con quest’ultima è negativa, se appari poco credibile o inaffidabile per esempio, il contenuto del tuo messaggio sarà filtrato, arriverà con molta fatica all’altro, la cattiva relazione “oscurerà” ciò che vuoi comunicare. Accade il contrario se la relazione creata è buona. Il tuo contenuto, a quel punto, arriverà all’interlocutore e sarà accolto molto più facilmente. Prova a pensarci.
Quante volte, di fronte ad una persona che a pelle ti sta antipatica, hai mal interpretato o frainteso le sue parole? Le stesse parole pronunciate da un tuo amico avrebbero provocato in te una reazione diversa.
Quali inoltre le trappole che ostacolano l’efficacia della comunicazione? Cosa potrebbe distrarre il coach dal suo cliente? Cosa potrebbe fargli perdere la “presenza”, competenza imprescindibile per ogni coach ICF?
Il giudizio e il pregiudizio.
Il coach lavora bene quando si mantiene nello spazio del “non sapere”, quando è a suo agio con questo mindset. Il coach non sa quali saranno i ragionamenti e le emozioni del suo coachee, ignora le soluzioni che lui sceglierà in ogni sessione. Non giudica sulla base delle sue esperienze pregresse, non si lascia influenzare dal proprio vissuto emotivo.
Il coach mettendo da parte le sue voci interne, vincendo la tentazione di dare suggerimenti, mantenendosi focalizzato sul racconto del suo cliente, dimostrando curiosità, trasmette rispetto per quanto il cliente dice e non dice, facilitando in questo modo la sua stessa evoluzione.
Comunicare efficacemente per il coach significa saper restare in silenzio, quel tanto che serve, per generare spazio e riflessione al cliente. Significa restare in ascolto, con un approccio egoless, significa intervenire con domande evocative, chiare e semplici. Significa osservare e restituire, frasi, convinzioni, emozioni. Infine significa esserci, riconoscendo il momento opportuno per intervenire, al fine di preservare sempre l’autonomia e la libertà di scelta di ogni coachee.
A cura di:
Francesca Di Falco