Diversity e competenze: come trasformare la diversity in opportunità nelle sessioni di coaching

Diversity e competenze: come trasformare la diversity in opportunità nelle sessioni di coaching

Divèrso agg. e s. m. [lat. divĕrsus, propr. part. pass. di divertĕre «deviare», comp. di di(s)-1 e vertĕre «volgere»]. – 1. agg. propr., volto in altra direzione, in senso proprio e fig. a. Che non è uguale né simile, che si scosta per natura, aspetto, qualità da altro oggetto, o che è addirittura altra cosa (si distingue perciò da differente, in quanto la differenza può essere anche parziale e per singoli, talora minimi, aspetti, mentre la diversità è per lo più totale). [cit. Treccani]

 

Mi colpisce molto questa definizione. Soprattutto nel punto in cui esplicita “non è uguale né simile, che si scosta per natura, aspetto, qualità da altro, o che è addirittura altra cosa”. Durante la conferenza ICF di Genova dello scorso ottobre, ho avuto l’opportunità di osservare, come uditrice, vite molto diverse dalla mia. Ho ascoltato la storia di uomini che, davanti ad eventi difficilmente o per niente gestibili per qualcuno, hanno ribaltato completamente la loro vita e l’hanno messa a servizio di altri, ciascuno a proprio modo. Ho osservato, ancora una volta come il corpo comunica più delle parole e come cambiare la propria prospettiva d’ascolto faccia davvero la differenza. Attraverso ogni storia, ho sperimentato il concetto che qualcosa che non appartiene al mio mondo, se osservato con apertura, curiosità e creatività mi consente di avere nuove idee per la mia vita quotidiana.

In che modo tutto questo si sposa con il coaching?

Personalmente l’ho vissuto come un grande esercizio di ascolto attivo. Le persone incontrate avevano poco in comune con la mia vita; eppure, hanno fornito diversi spunti di riflessione, condivisi nei gruppi di lavoro con gli altri colleghi coach.

Ciascuno di noi, a suo modo, è un individuo “diverso” e quando siamo in sessione, davanti ad un cliente con cui abbiamo pochi punti di connessione ciò fa la differenza, come ci dicono anche le competenze ICF. Quando siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso da noi, ci è richiesto di accettare l’ignoto e navigarlo, di rispettare valori e identità talvolta diametralmente opposte alle nostre ed essere veramente e concretamente presenti senza cedere alla tentazione egoica di guidare – imponendo il nostro punto di vista.

Le competenze ICF ci invitano, inoltre, a tener conto del contesto in cui vive e opera il nostro coachee e a sintonizzare il nostro linguaggio su frequenze adeguate a rendere efficace e forte la partnership, senza la quale il rapporto coach-coachee non funzionerebbe. È proprio nelle sessioni in cui la diversità si palesa che siamo chiamati a fidarci del processo del coaching evocando curiosità ed empatia affinché possiamo sorprenderci degli scenari che si aprono davanti a noi in modo inaspettato. Sono proprio quegli scenari che, spesso, portano il coachee alla realizzazione dell’obiettivo attraverso ah-ah moment e nuove prospettive impensabili all’inizio della sessione.

Ed è così che, immergendosi in sessione con un ascolto attivo e restando aperti alla diversità, si arriva a facilitare e celebrare, non solo l’evoluzione del cliente ma anche, talvolta, la nostra stessa evoluzione come esseri umani e professionisti.

A cura di:
Alessia Guasco